PREFAZIONE Veramente non sò perché e neanche quando ho trovato il coraggio di scrivere queste mie… chiamiamole memorie, ma e’ tanto tempo che ci pensavo, forse troppo.. …
Non ne capisco lo scopo, ma di una cosa sono sicuro questo è ciò che voglio fare. E’ un impulso irrefrenabile, è una parte di me che sto conoscendo soltanto adesso, è non mi fermerò fino a quando non si sarà placata.Quello che scriverò sarà un po’ vero e un po’ parto della mia memoria lasciva e forse un po’ della mia fantasia…………….
Non so se leggera mai nessun altro oltre me ,queste mie emozioni di vita una cosa e certa rileggerle mi farà viaggiare nel passato fino ad arrivare in un tempo di incosciente felicità………
Io come ho già detto non so perché o per chi sto scrivendo questa mia agenda di vita , ma come direbbe Richard Bach :
Una Nube non sa perché si muove
in quella determinata direzione
e a quella velocità…
Sembra un impulso…….questo è
Il luogo in cui andare adesso.
Ma il cielo sa le ragioni e
i disegni dietro tutte le nubi,
e anche tu lo saprai, quando
ti eleverai cosi in alto
da vedere oltre
gli orizzonti…
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IL CORTILE
In una giornata calda , di un lontano Giugno del 1970, un bimbo di sette anni è assorto nei propri pensieri… --“ Fabio stai diventando grande !!! -- mi piacerebbe andare sulla luna da grande, proprio come gli astronauti Americani “ – e nel mentre lascia ciondolare le gambe, fuori dalla ringhiera del balcone, al terzo piano di un palazzo fatiscente di periferia, guardando giù, il cortile , il mio cortile dei giochi, degli amici e della mia vita........
E’ un grosso cortile diviso in due da un muretto fatto di mattoni con l’intonaco che cade a pezzi e con sopra una ringhiera alta che puntualmente scavalchevamo per recuperare il pallone ,rischiando così ogni volta di rimanere infilzati nelle punte acuminate della ringhiera.
Puntualmente usciva fuori da un balcone, qualche signora del palazzo di fronte durante le fasi di recupero del pallone è cominciava a sospirare ed a incitarci a desistere dall’azione di scavalcamento. Non serviva a niente, perché questa sua apprensione ci dava ancora piu’ stimoli per continuare , piu’ fieri, ed orgogliosi di noi stessi …
Ci sono due fontane nel cortile ,di quel tipo incassate nelle pareti.
Una e’ stata chiusa quasi subito non sò per quale ragione, l’altra è testimone di grande bevute , giochi d’acqua e di bambini sudati e felici.
I giochi che facevamo erano molti e svariati e includevano una buona dose di fantasia , non c’erano computer e videogame allora .
Non si facevano solo giochi con la palla, per esempio si giocava a birille per ore e ore , attraversando tutto il cortile è lanciando le biglie con le dita verso le buche……Un palmo , due palmi, meciè…………………
Ci sentivamo protetti , anche se in verità i portoni di accesso dall’esterno verso il cortile erano sempre aperti…….. allora si poteva…….
Con il passare del tempo il cortile divenne sempre meno il nostro punto di riferimento , ma rimase indelebilmente nel nostro cuore .. il nostro cortile…..
Vorrei raccontare della gente che vi viveva, di bambini dai capelli rossi che correvamo piu’ veloci del vento e di altri che su una bicicletta imitavano i tram,
ma tanta di quella gente ,ora non c’è piu’, e neanche il cortile è ancora lo stesso. Guardandolo adesso trentanni dopo , se chiudo gli occhi , in un angolo della mia memoria c’è racchiusa ancora, un immagine intatta della gente del mio cortile….
Ci sono destini che raramente si cambiano e da bambino se osservi attentamente, puoi intravederli nei tuoi compagni di giochi. Ciò che viene costruito nella prima infanzia rimarrà un impronta incancellabile fino a diventare le fondamenta del adulto di domani.
Molti adulti con destini avversi cercano con tutte le proprie forze di cambiare quell’impronta, solo pochi riescono è il piu’ delle volte quei pochi che riescono a sovvertire il proprio destino, lo devono all’aiuto di una persona che li ama profondamente…..
Ricordo di ragazzini dediti alla violenza fin dalla adolescenza, forse era solo un modo per dire “esisto anch’io” . Io credo che per quanto tu cerca di negarlo , dentro di te sai distinguere nettamente il bene dal male.
Ne ricordo uno in particolare appena arrivato da un paesino dell’entroterra meridionale, il viso timido di chi cerca subito di fare amicizia per scrollarsi di dosso l’imbarazzo . Non passò molto tempo , è lui incominciò a terrorizzare ragazzi piu’ piccoli di lui, umiliandoli e cercando di renderli simili a lui, in modo da sentirsi forse meno solo e vulnerabile………
Era diventato un mito per gli apprendisti terrorizzati , piu’ temuto che amato. Finché un giorno arrivo a spingersi sempre piu’ in là , troppo in là…..
Quando lo vidi piangere mentre una gazzella della polizia lo portava via, piangente e singhiozzante, provai pena per lui, era come …….. un bambino……
Ancora oggi si aggira lì , con la sua maschera un po’ invecchiata ché gli si è incollata addosso per sempre………
Noi ci salvammo grazie alla nostra amicizia che ci aiuto a superare i momenti critici della crescita facendoci forza uno con l’altro.
Eravamo orgogliosi e nello stesso tempo gelosi del nostro tesoro, raramente facevamo entrare qualcuno nella cerchia e il più delle volte si allontanava spontaneamente da noi forse per colpa del nostro modo di comunicare a volte fatto solo di sguardi , come solo dei fratelli sanno fare….
Ancora oggi a distanza di trenta anni, ci basta uno sguardo per capire cosa pensa l’altro, anche se sono passati anni dall’ultimo incontro…
Ho sempre pensato che dipenda dal fatto che abbiamo passato una fase forse la più importante della nostra vita sempre insieme . In certi momenti per esempio basta un suono impercettibile fatto con la bocca per collegare un ricordo specifico o ad esprimere il proprio pensiero del momento.